Chi di voi pensa di avere un pessimo capo?

Sondaggi recenti made in Usa, ci dicono che circa il 30% dei dipendenti di grandi aziende pensa di avere un capo pessimo e solo il 15% pensa di avere un capo eccellente…ciò significa che l’85% dei dipendenti non vede nel proprio responsabile un esempio da seguire! Male molto male direi 😅

Per fortuna ci sono dei segnali che ti possono far capire se stai diventando un cattivo capo (nessuno nasce “imparato” basta accorgersene in tempo e cambiare le cattive abitudini) oppure se stai lavorando per un presunto manager da cui è meglio scappare a gambe levate.

Ecco a te 5 campanelli d’allarme a cui prestare attenzione:

1) L’Arroganza

È una delle caratteristiche più diffuse ed evidenti di un pessimo capo: essere una persona prepotente vuol dire non rispettare le opinioni dei propri collaboratori e agire in base al costante bisogno di incrementare il proprio ego.

Questo atteggiamento di poca fiducia nei confronti del proprio staff, può diventare un vero cancro in seno ad un’azienda. Da un lato l’organizzazione non cresce perché non viene data ai lavoratori nessuna opportunità di iniziativa, dall’altro si crea un cattivo ambiente di lavoro perché i dipendenti sentono di non essere valorizzati e considerati. Tale arroganza infatti porterà il capo a non ascoltare nessuno, nemmeno quando si tratta di una buona idea, perché si vuole avere il controllo su tutto. Invece un buon capo conosce il valore di saper delegare, di considerare i feedback e di ascoltare l’opinione e le proposte altrui, facendo crescere il team.

2) La mancanza di responsabilità

Avere una posizione di potere significa avere grandi responsabilità. Una caratteristica di un cattivo capo è non essere presente quando si ha bisogno di lui per avere una risposta oppure un chiarimento per i compiti assegnati o per un problema. Questo fatto comporta un rallentamento delle procedure e della produttività aziendale.

Un altro aspetto che rileva una mancanza di responsabilità del capo risulta essere l’incapacità di prendere decisioni. Essere poco intraprendenti o titubanti oppure nascondersi dietro il lavoro dei dipendenti per restare in una comfort zone ed evitare rischi, porta a paralisi del lavoro. Invece un buon capo deve essere lucido e prendere decisioni rapide, soprattutto nei momenti critici.

3) Mancanza di comunicazione

La comunicazione è fondamentale in un’azienda e la sua mancanza può avere effetti negativi anche molto rilevanti. Questo accade soprattutto quando il capo non riesce a comunicare in maniera efficace allo staff quali sono gli obiettivi da raggiungere, i compiti che ognuno deve svolgere e le modalità per monitorare l’andamento del progetto in questione. Un capo che non sa comunicare spesso si limita a dare ordini con un’e-mail concisa senza entrare nei dettagli oppure risulta essere esclusivamente concentrato su sé stesso, così da non informare il team non rendendolo partecipe del processo. In alternativa può dare indicazioni contrastanti, si dimentica di quali sono i compiti assegnati, comunica le proprie direttive in maniera non chiara oppure cambia rapidamente idea sull’organizzazione del lavoro. In tutti i questi casi aumenta lo stress in azienda e complica il lavoro dello staff, rendendo caotica la strategia aziendale e peggiorando le performance individuali dei collaboratori.

4) Non riconoscere il merito

Il lavoro dei dipendenti deve essere riconosciuto, in caso contrario si creano risentimenti e conflittualità inutili. Fare favoritismi oppure attribuirsi tutti i meriti di un buon risultato (per poi cercare un capro espiatorio al quale attribuire la colpa di un insuccesso) è tra gli atteggiamenti più scorretti e sbagliati che un capo possa assumere.

Per aumentare la produttività e creare un’atmosfera priva di rancori è necessario essere meritocratici, saper valorizzare doti e capacità, individuare i veri responsabili nel bene e nel male. Al tempo stesso, per non appesantire il clima di lavoro, è bene saper riconoscere che un buon risultato non è mai esclusivamente un merito proprio, ma ringraziare i propri collaboratori per la loro partecipazione al progetto, senza dare per scontato il loro contributo. In secondo luogo, se il capo commette degli errori, deve ammetterli e scusarsi invece di attribuirli ad altri. Si tratta di un atteggiamento che favorisce fedeltà e rispetto dei propri sottoposti.

5) Opporsi al cambiamento

Il mondo di oggi è in continua evoluzione e opporre resistenza al cambiamento ha molto spesso conseguenze molto gravi sulla produttività e sui risultati aziendali.

Un buon capo deve saper riconoscere l’esigenza di evolversi e cambiare, aprendo a nuovi metodi di lavoro oppure a tecnologie di recente scoperta.

Se invece ci si irrigidisce nelle proprie posizioni, da un lato si indebolisce l’azienda o l’organizzazione, dall’altro si rende ancora più difficile l’inevitabile transizione.

Non è facile riconoscere questo tratto di un pessimo capo, per facilitarti il compito possiamo dirti che spesso si accompagna a frasi del tipo “si è sempre fatto così”, “io lo so perché da 20 anni faccio queste cose” e, la nostra preferita “lo so io come si fa, tu non puoi capire”

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